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Il partito liquido. Dalla struttura gerarchica a quella orizzontale

In politica, si sta affermando, così come già anticipato nelle aziende di grandi dimensioni (la dimensione economica anticipa spesso le tendenze di trasformazione socio- culturali) una progressiva messa in discussione del sistema gerarchico tradizionale. Le gerarchie che nel loro insieme hanno formato per anni l’asset principale del sistema partito, non sono in grado più di rispondere alle sfide della complessità e al rapido cambiamento della società e dei suoi sistemi di comunicazione. Con la messa in crisi del sistema pre 2.0, si configura, invece, la necessità di affiancare al nuovo modello partitico un secondo sistema operativo che utilizzi una struttura di tipo reticolare, maggiormente perfomante in termini di velocità e profondità, con la possibilità e, quindi il compito, di rispondere in maniera più organica, in termini di performance strategica, agli stimoli provenienti dal tessuto sociale.

Il leader politico: il connector

Il sociologo polacco Zygmunt Bauman ha adottato come chiave ermeneutica della realtà contemporanea l’aggettivo “liquido” riferendosi ai processi di dissoluzione delle principali strutture portanti della nostra società (amore liquido, società liquida, partito liquido). In effetti con la perdita dei riferimenti ideologici e con una complessità ed incertezza del reale, si configura sempre più l’esigenza di operare all’interno di strutture flessibili che possano agevolmente cambiare configurazione a secondo delle necessità del singolo periodo. Pertanto come già anticipato, ma mai realmente applicato, anche per il partito si avvicina la necessità di cambiare forma e struttura alla ricerca di nuove configurazioni. Il leader politico in questo nuovo quadro strutturale viene ad essere il nodo principale di un network strategico che vede connessi più sistemi modulari assimilabili alle varie comunità di riferimento, community territoriale, associazioni, movimenti civici, e che vedono le persone al loro interno modularsi dinamicamente attorno ad un progetto di scopo piuttosto che ad un sistema valoriale definito e strutturato.

Il leader politico viene ad essere un manager – connector:

• connette gli elementi interni (esperti in materia, presidenti di associazioni, fondazioni)

• connette elementi di altre strutture (strutture orizzontali che cooperano con la nuova forma partitica: gruppi di interesse, opinion leader, bloggers, associazioni)

• connette elementi esterni con elementi interni ( esperti di materia con amministratori)

• connette due elementi esterni (alleati politici appartenenti a schieramenti non definiti)

Per questo motivo piuttosto che una struttura rigida e gerarchica del partito 1.0, il nuovo leader si trova agevolato a cooperare con board operative (a struttura orizzontale, una sorta di tavoli delle competenze delle grandi aziende dove i migliori esperti in materia sono chiamati a redigere un piano strategico innovativo) che, in sinergia con le community tematiche online ed offline, potranno operare piani strategici di maggiore efficacia sia in termini di performance sia in termini di qualità.

 

La gestione strategica dell’informazione

Manuel Castells , all’interno della sua opera Comunicazione e potere, pone l’accento sul valore strategico del controllo dell’informazione affermando che : “il potere è basato sul controllo della comunicazione e dell’informazione”.Oggi con la proliferazione dei flussi informativi e l’amplificazione della capacità di accesso grazie ad Internet da parte dell’utente di ogni singola informazione, si rende indispensabile allo scopo di generare valore e consenso attorno ad un’organizzazione, controllare e gestire in maniera performante il flusso delle informazioni attraverso tutti i processi di comunicazione crossmediali. Disponiamo di un’enorme quantità di informazione e non sempre riusciamo a generare valore attorno e soprattutto grazie ad essa. Decifrare ed utilizzare con intelligenza l’enorme quantità di dati e di flussi ( vedi i grossi investimenti in termini di Big Data) è condizione fondamentale per generare, nella politica come in qualsiasi attività del quotidiano, un vantaggio competitivo. Il problema della gestione degli spazi dell’informazione che si configura oggi, in maniera diversa rispetto al passato, accade per una ragione talmente palese da sembrare banale: la comparsa delle nuove tecnologie dell’informazione. Una rivoluzione che cambia i termini della relazione tra potere e comunicazione.

Il primo aspetto che si pone innanzi a noi è quello della selezione della sintesi e dei filtri poichè, a fronte dell’enorme massa di informazioni con cui il sistema mediale ci bombarda, l’informazione di qualità e quella che ci interessa rischia davvero di essere invisibile. Per questo occorre poter armonizzare i flussi di gestione degli spazi informativi partendo dal ruolo centrale che oggi ha l’utente non solo come prosumer di informazione ma anche nodo attivo della nostra rete politica. Non più quantità e generalismi bensi una categorizzazione più profonda, specifica e vicina in termini territoriali al cittadino.

Pertanto una vera rivoluzione in termini di comunicazione per le organizzazioni politiche potrà ascriversi solo dal momento in cui si rinnoveranno i propri format di comunicazione politica, mettendo al centro di qualsiasi processo l’utente-cittadino, stabilendo una forte interazione che garantisca la possibilità per lui di integrare in tempo reale i suoi bisogni, le sue idee, le sue aspirazioni con quelle del partito 2.0, le cui strutture si trovano irrimediabilmente costrette a rinnovarsi in termini di qualità per garantire le giuste competenze per la risoluzione delle istanze a cui la politica, oggi più che mai, è chiamata a dare risposte immediate.

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